Ex tonnara di San Giuliano a Trapani
Il progetto è stato presentato al concorso EXAREA 2013 dedicato all'archeologia industriale ed alle aree dismesse.
Le tonnare sono ormai, per la maggior parte, struggenti esempi di archeologia industriale offesi dal tempo e dimenticati dagli uomini. Le strutture, testimoni di un’attività in passato fiorente, esprimono, anche negli impianti, il forte legame integrante fra territorio litoraneo e mare. Il termine tonnara infatti identifica il complesso di reti impiegate, la peculiare modalità di pesca del tonno, il luogo in cui si pesca, ma anche gli stabilimenti che sulla costa vendevano e lavoravano il pescato. Il forte legame tra terra e mare viene anche emozionalmente suggerito dal materiale da costruzione, quel tufo proveniente dalle cave dell’entroterra che contiene al suo interno conchiglie fossili e che, plasmato dagli agenti atmosferici per la sua relativa morbidezza, assume nel tempo un aspetto quasi fluido.
E’ doveroso ricordare che centinaia di donne e ragazze lavoravano negli stabilimenti delle tonnare per la cottura del tonno per la produzione dello “scapece” in scatola, così si chiamava in dialetto il tonno nelle lattine. Di tutto il pescato del tonno, una parte era commercializzato fresco nei mercati trapanesi, siciliani e italiani mentre la maggior parte veniva cotto e inscatolato. A Trapani la tonnina fresca veniva detta la carne dei poveri perché costava poco. Il tonno negli stabilimenti veniva bollito secondo la tradizione di “cammarioti”, così venivano chiamati gli uomini che cucinavano e salavano la tonnina e le interiora, in grandi pentole di rame rosso stagnati con acqua dolce e salata.
Il primo nucleo della tonnara di San Giuliano fu realizzato nel XVII sec. su Punta Tipa, prima tonnara della Sicilia occidentale, prima ancora di quella di Favignana. Di proprietà dei conti Fardella, poi dei Borghese di Roma, dei Serraino e dei Tipa.
Chiusa definitivamente nel 1961, la struttura di San Giuliano è ormai fatiscente ed in attesa di un recupero, prima della sua totale e definitiva perdita.
Il progetto fotografico vuole essere non solo una testimonianza del valore architettonico di questi edifici ed una denuncia dello stato di degrado delle strutture, ma anche il ricordo di un’attività ormai praticamente scomparsa che in passato ha avuto un rilevante peso economico, culturale e sociale.